Lo scopo della narrativa: trascinare il lettore dentro le storie.
Cari “amici delle storie”, ben ritrovati. Oggi voglio affrontare un’argomento che sta alla base della scrittura delle storie di racconti e romanzi. Per introdurre al meglio l’argomento dobbiamo partire dalla domanda fondamentale che dovrebbe porsi qualsiasi autore o appassionato di scrittura: “qual è lo scopo della narrativa?”
La risposta è semplice da formulare: lo scopo è narrare vicende avvincenti che coinvolgano il lettore al punto da “dimenticarsi” di stare leggendo una storia inventata.
Per ottenere questo effetto, una delle tecniche di scrittura migliori è quella della così detta scrittura immersiva. Una tecnica che consente di scrivere storie trasparenti, cioè romanzi e racconti in cui la scrittura sia così chiara, precisa, vivida ed emozionante da farci dimenticare di stare solo leggendo delle parole e lasciarci immergere totalmente nella vicenda letta. Questa è la narrativa immersiva. L’unico tipo di scrittura che si fonda sul reale funzionamento del cervello umano, ovvero su come il nostro cervello vive ciò che legge e lo simula come se fosse reale. La narrativa immersiva ha lo scopo di far vivere al lettore una storia, fargli provare emozioni come se la storia fosse vera e trascinarlo fino al termine della lettura.
La narrativa deve essere avvincente. Le parole non devono essere lì per il gusto della loro presunta “bellezza”, ma per stimolare nella mente immagini vivide ed emozioni intense. Tutte le regole che compongono la narrativa immersiva tengono conto di questo principio.
Il punto di vista del personaggio attraverso cui filtrare la storia, mostrare la storia invece di riassumerla, le descrizioni concrete, la scelta di opportuni “beat” (azioni/movimenti del personaggio) invece che dei “dialogue tag” (disse, rispose, ecc..), la rinuncia agli avverbi di modo e agli aggettivi vaghi a favore di verbi e sostantivi più precisi, e molte altre indicazioni che vi consigliamo di studiare, sono tutte conseguenze necessarie per scrivere in modo immersivo.
La scrittura deve scomparire dalla mente del lettore e deve rimanere solo l’esperienza viva e avvolgente. Mostrare la storia ai lettori attraverso una sequenza di scene non darà solo immediatezza alla scrittura, le darà trasparenza.
Uno dei modi più semplici di scrivere per sembrare un “dilettante” è quello di usare tecniche narrative che attirino l’attenzione su di sé come autore e la distolgano dalla storia.
Un buon romanzo deve essere così avvolgente, così credibile, deve essere un sogno così vivido da far dimenticare che dietro c’è un autore che si è inventato tutto di sana pianta.
La drammatizzazione colpisce più della dimostrazione. Lo scopo di chi scrive deve essere convincere il lettore a proseguire la lettura. Prendere il lettore, immergerlo nella vicenda così a fondo da renderlo inconsapevole di stare leggendo una vicenda narrata da un autore, in modo che alla fine possa dire e credere “io ero lì, io c’ero”. Per convincere il lettore a continuare la lettura, per permettere che rimanga immerso nella vicenda, bisogna renderla realistica o, più correttamente, “credibile”. Una menzogna credibile e avvincente.
Molti romanzi sono seriamente danneggiati dalle intrusioni dell’autore. Ovviamente non si può negare la presenza dell’autore in sé, però l’autore deve essere presente in altri modi. L’autore deve essere implicito, il responsabile della scelta degli specifici dettagli su cui la scrittura si concentra, dei tipi di personaggi mostrati, del tono della vicenda, della scelta del punto di vista ecc. in pratica di tutte quelle cose che fanno parte dello “stile” dell’autore e che permettono di distinguere una sua opera da quella di chiunque altro, anche se entrambi applicano gli stessi principi e le stesse regole.
La narrativa moderna deve mostrare, filtrando a piacere gli eventi con un dato punto di vista “non neutro” e lasciare che il lettore interpreti e capisca, senza che l’autore imponga dall’alto la sua visione delle cose.
Ford Madox Ford, uno dei più grandi autori britannici tra Ottocento e Novecento, disse che lo scopo della narrativa è:
…prendere il lettore, immergerlo nella vicenda così a fondo da renderlo inconsapevole sia di stare leggendo che dell’esistenza di un autore, in modo che alla fine possa dire e credere “io ero lì, io c’ero”.
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A presto


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