
Recensione film: Acque profonde
Cari “amici delle storie,” ben ritrovati.
Oggi ci occuperemo di cinema con la recensione del film thriller: Acque profonde. Girato da Adrian Lyne con Ben Affleck e Ana de Armas. Come sempre cercherò di dare un giudizio senza spoilerare troppo… anche se sarà inevitabile.
Il thriller psicologico di Lyne promette una trama oscura e accattivante. Il misterioso e impassibile Ben Affleck interpreta Vic Van Allen, che a dispetto del nome da star del rock è un taciturno ed enigmatico ingegnere di microchip grazie ai quali è diventato ricco sfondato e può permettersi di vivere di rendita, insieme alla bellissima moglie Melinda (Ana de Armas) e alla figlia Trixie di 5 anni.
I due coniugi hanno una concezione piuttosto disfunzionale del matrimonio. Melinda accusa il marito di essere un uomo noioso e privo di carattere e non si fa problemi a flirtare alla luce del sole con altri uomini. Vic seppur consapevole di quello che sta accadendo, non vuole limitare le scelte di Melinda, la ama talmente da volerla libera di fare ciò che desidera. Al contempo, non riesce a non assecondare la sua gelosia che lo divora e lo porta a lottare per difendere il suo amore e la sua famiglia. Vic si accorge che agli occhi degli altri, lui e Melinda, sono una coppia instabile e che lei lo tradisce senza remore. L’uomo cerca di far trasparire normalità agli occhi degli altri. Invita a cena gli amanti della moglie, li tollera e sembra accettarli.
L’atmosfera surreale instaurata nella coppia porterà a tensioni e conflitti sempre maggiori tra moglie e marito. In questo contesto scopriremo che Vic è tutt’altro che un uomo che si fa andare bene tutto. Minaccia uno degli amanti della moglie, dandogli a intendere che non esiterà a farlo fuori, insinuando il dubbio che lo abbia già fatto. Il film ci mostra la storia dal punto di vista di Vic, lo segue nei suoi aspetti psicologici, ma manca di tensione. Le domande che ci facciamo su di lui e sul rapporto con la moglie vengono subito soddisfatte senza regalarci veri momenti di suspance.L’unico momento in cui forse si crea è quando Vic uccide in piscina uno degli amanti di Matilda. Da quel momento non accade nulla di rilevante, neanche la polizia sembra smuoversi dal torpore del film, nonostante che la moglie accusi pubblicamente il marito di essere l’assassino.
Il film si trascina senza particolari colpi di scena verso il finale. Matilda si allea con uno scrittore, amico di famiglia, che crede alla colpevolezza di Vic che a sua volta trova sostegno nella moglie dello scrittore. Tutto si trascina fino a che Vic non uccide di nuovo. Lo scrittore sorprende Vic e nel tentativo di correre alla polizia, sbanda con il suo suv e finisce giù da una scarpata nel torrente e muore.
A questo punto il film finisce inspiegabilmente con Matilda che sembra cambiare e tornare ad amare Vic e che distrugge l’unica prova che potrebbe portare il marito in prigione per l’assassinio dell’amante.
Il film ci induce a porci domande sulla normalità del rapporto di coppia. A molti spettatori capiterà di chiedersi cosa avrebbe fatto se si fosse trovato al posto di Vic o al posto di Matilda. Questo forse era il vero scopo del film. Tutto sommato però ritengo che il film non raggiunga la sufficienza piena per tutti quegli aspetti descritti che lo rendono un po’ troppo noioso e ripetitivo senza un vero colpo di scena e con un finale abbastanza inspiegabile per quanto visto durante tutta la storia mostrata.
Se anche voi lo avete visto fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
A presto,


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